giovedì 19 aprile 2012

Contributo inviatoci: - Maria nell'arte: Paul Marie Verlaine e la figura della Vergine Maria - di J. M.


Paul Marie Verlaine nasce a Metz il 30 marzo del 1844.
La sua famiglia apparteneva alla piccola borghesia: il padre, era capitano nell'esercito.
Più che seguire gli studi di legge, ai quali era stato avviato, frequentò i circoli letterari e parnassiani.
Si diede ben presto ad una vita disordinata alla quale alternava qualche periodo di regolarità. 
Nel 1871, lascia la moglie e il figlio e si lega in un turbinoso ed equivoco rapporto col giovane poeta
Arthur Rimbaud col quale viaggiò per l’Europa. In uno dei tanti tentativi di allontanarsi da lui e
terminare la relazione, in preda all’alcol lo ferisce con una pistola e viene arrestato. Nel silenzio
della prigione Verlaine avvertì tutta la vergogna della sua vita, e si convertì, deciso a far riemergere
il fuoco del suo battesimo dal "mucchio di cenere" del suo passato. Per un certo tempo restò fedele
agli impegni della conversione, ma, le vecchie abitudini, lo travolsero ben presto, e finì per
rassegnarsi alla sua degradazione. Prima di morire, il 7 gennaio del 1896, fece chiamare un
confessore per ricevere il sacramento della riconciliazione, il giorno seguente, prematuramente
consumatosi, muore a Parigi a soli 52 anni.

Ci troviamo a trattare il periodo storico-letterario che va dal Parnassianesimo francese e dal
Preraffaelismo inglese al Simbolismo europeo. La poesia non significa più il mondo ma è il mondo.
Dunque non vuole più avere un contenuto semantico, rappresentativo, referenziale, ma tende a
sciogliersi in musica cioè in vera e propria arte.
Paul Verlaine rientra nel momento in cui, dopo la dissoluzione della tendenza parnassiana si andava
coagulando il Simbolismo. Considerato uno dei maestri della suddetta corrente letteraria e “poeta
maledetto”, è tra i più grandi dell’Ottocento francese, soprattutto per la semplicità delle sue liriche
nelle quali traspare, attraverso versi pregni di risonanze ed armonia, l’anima di un fanciullo che
contempla il mondo e ne canta le bellezze e le miserie.

Ma anche Verlaine, da poeta maledetto che era, ha avuto il suo "momento azzurro" nel quale ha
invocato la Mater pietatis.
«Quella tempesta che fu la mia vita», così ha scritto di sé, rimembrando tutte le tempeste di
avventure degradanti, d’incontri disordinati, di malattie fisiche e morali, ma anche di nostalgia di
redenzione e di sforzi per scuotersi di dosso il fango della devastante amicizia ambigua con Arthur
Rimbaud.
Nostalgico dei valori morali, delle virtù cristiane e della presenza di Dio nella sua vita, pubblica nel
1881 la raccolta di poesie intitolata “Sagesse” (Saggezza) che si apre con la prefazione dell’autore
che così scrive:

L’autore di questo libro non ha sempre pensato come oggi. Egli ha lungamente errato
nella corruzione contemporanea, prendendo la sua parte di colpa e d’ignoranza.
Dispiaceri molto meritati l’hanno dopo avvertito, e Dio gli ha fatto la grazia di
comprendere l’ammonimento. Egli si è prosternato davanti all’Altare lungamente
misconosciuto, adora la Bontà Infinita e invoca l'Onnipotente, figlio sottomesso della
Chiesa, l'ultimo nei meriti, ma pieno di buona volontà.
Il sentimento della sua debolezza e il ricordo delle sue cadute l’hanno guidato
nell'elaborazione di quest'opera che è il suo primo atto di fede pubblica dopo un lungo
silenzio letterario : non vi si troverà nulla, egli spera, di contrario a quella carità che
l'autore, ormai cristiano, deve ai peccatori di cui ha un tempo e quasi poc'anzi praticato
gli odiosi costumi.
Ci troviamo di fronte ad un autentico “proemio letterario” in cui è preponderante l'espressione
della conversione, con il rifiuto della vita passata, trascorsa nell'abiezione del vizio.
Interessante, però, è la seconda parte di questa raccolta poetica, in cui, il lettore si imbatte in una
splendida lirica alla Madonna che resta tra le cose più belle del poeta.
Ritrovata la fede della sua infanzia, il poeta si affida a Maria, e da sciagurato era consapevole di
aver sperperato “tutti i doni, la gloria del battesimo e l'infanzia cristiana essendosi perso in vili
moine fino all'ultima vigoria dello spirito”.
Convinto che solo Lei, l’Auxilium Christianorum può aiutarlo a procedere sui sentieri del bene e
della purezza, così scrive:
Voglio amare ormai solo Maria. Sono, gli altri, amori di precetto. Ma benché necessari,
mia madre soltanto Può accenderli nei cuori che l’amarono.
 
Solo per Lei ho cari i miei nemici, Per Lei ho promesso questo sacrificio, E la mitezza di
cuore e lo zelo al servizio, Fu Lei a concederli, a me che la pregavo.
 
E poi ch’ero debole ancora e malvagio, vili le mie mani Gli occhi abbacinati dalle strade,
Ella mi chinò gli occhi, mi giunse le mani E m’insegnò le parole che sanno adorare. 
Per Lei ho voluto queste mestizie, Per Lei il mio cuore è nelle Cinque Piaghe, D’ogni mio
sforzo buono verso croci e tormenti, Poi che La invocavo, Ella mi cinse i fianchi. 
Voglio ormai pensare solo a mia madre Maria, Sede della Saggezza, fonte di ogni
perdono, E Madre anche di Francia, poi che da Lei attendiamo Incrollabilmente l’onore
della patria. 
Maria Immacolata, amore essenziale, Logica della fede cordiale e vivace, Amando voi,
ogni bontà non è forse possibile, Amando voi, Soglia del cielo, unico amore?.
Sono versi questi, che ci fanno comprendere lo stato d’animo in cui si ritrova il poeta, che cerca in
ogni modo, di riprendere una vita regolare e pregna dell’amor di Dio.
C’è una racconto, probabilmente ispirato alla realtà, di Anatole France che ci narra del poeta
maledetto, capace di comporre "le più dolci canzoni del mondo", che viveva tra l’ospedale e una
stanzuccia di locanda, in un vecchio povero quartiere parigino.
Egli, abitualmente, tra tutte le viuzze per tornare a casa prendeva quella che «era secondo il suo
cuore, fiancheggiata di stamberghe e bugigattoli», unicamente perché «portava, sul cantone di una
casa, una Madonna dietro una grata, in una nicchia azzurra». Fa tenerezza questa immagine di Paul
Verlaine che ama una straduccia soltanto perché in essa era presente l’immagine di Maria
Santissima e, secondo la più nota delle esegesi critiche, il poeta, incamminandosi in quel vicoletto,
si sentiva in compagnia della Mamma Celeste, cercando da Lei, probabilmente, anche l’amore e
l’affetto che aveva ormai perduto da sua moglie e da suo figlio.



                                                                                  


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