giovedì 1 novembre 2012

Il fascino delle tenebre e la tendenza all’infinito: festeggiamo Ognissanti, non «alluin»

In vista della santa ricorrenza che ricade il primo novembre, viscidamente avversata dalla demoniaca «festività» di «alluin», nasce spontanea una breve riflessione sull’umana tendenza all’infinito.

L’essere umano occupa la centralità del disegno divino.
La nostra natura stessa c’impone di «salire o scendere»: elevarci, secondo la volontà di Dio, o decadere, in virtú del nostro libero arbitrio.
Effettivamente l’uomo è intrinsecamente fatto pell’Inquantificabile, pensato pell’ottenimento della grazia, della beatitudine; tuttavia (proprio in virtú di questa sua altissima dignità, tanto alta da poter meritare l’Immenso) egli possiede la libertà anche di disprezzare quest’Immenso e di «soddisfare» la propria natura con un’«immensità» opposta, eterna anch’essa, la quale è accompagnata da tutto il dolore che deve necessariamente derivare dal rifiuto del Bene. Questa necessità d’infinito appartiene al nostro essere e dallo stesso non può essere alienata.
La nostra precarietà, dunque, è caratterizzata da un poter superare la nostra natura (non certo in virtú della stessa, bensí per via della grazia) o un poter disprezzare la nostra dignità, ma non da un poterci tirar fuori da questa scelta. Anche quando ci pare di mantenerci in una becera ignavia, quando ci par di «non far né una cosa né l’altra», stiamo rinunciando a Ciò a cui anela la nostra sostanza, proprio perché solo l’elevazione è un processo «positivo», «attivo», mentre la decadenza deriva dalla nostra natura stessa, quando manca l’atto positivo d’elevazione (cosí come il Bene è, mentre il male non è di per sé, ma non è altro che la mancanza di Bene; per questo la «soddisfazione» data dal male di cui dicevamo prima è volutamente virgolettata: perché apparente, in quanto non può esservi soddisfazione se manca un oggetto soddisfacente); un corpo con un certo «grado» di disordine, d’entropia, non può che incrementare lo stesso, se non interviene un processo «sovrannaturale».
Potremmo piú facilmente esprimere questo concetto immaginandoci come stanti su di un percorso in salita dove, per procedere, dobbiamo correre superando degli ostacoli (che possono essere sia quelli derivanti dalla nostra natura stessa che quelli posti dal mondo, dall’intervento del demonio) coll’aiuto di adeguate attrezzature (la grazia) senza le quali non potremmo proseguire, ma se ci fermiamo rotoliamo giú velocemente, senza incontrare ostacolo alcuno (se non qualche ulteriore grazia che cerca di fermare la nostra decadenza e ridarci forza per riscalare…). Ovviamente sopra c’è un reale tesoro, mentre giú una grande illusione (che porta con sé anche una dolorosissima delusione). Poi ci sono anche soggetti che decidono volontariamente di scendere…


Proseguiamo il discorso inserendovi il contrasto tra Ognissanti ed «alluin».
Vediamo come la reale ricorrenza viene accantonata per preferirle la seconda. In effetti anche in questo caso viene a verificarsi che si rifiuta l’immensità della beatitudine e si sceglie un’apparente «soddisfazione» data dall’oscurità, pel solo motivo che quest’ultima impedisce di vedere la fine della sua pochezza e, per tanto, dà l’illusione d’aver sempre altro da proporre all’insaziabilità umana.
Questa preferenza è oggettivamente stupida, tuttavia la quasi totalità delle genti opta pella stessa: perché?

1. Ricerca della strategia piú rapida. Sappiamo tutti che la nostra attuale condizione «ci sta stretta», fa soffrire, ci irrita. È evidente. In questa situazione si cerca di fuggire dalla nostra piccolezza, di ingrandirci, di appagarci. Qui entra in gioco il fine. La corruzione non sta nell’azione in sé (la ricerca) ma nell’oggetto verso la quale la orientiamo (Dio, Fine ultimo\altro), il fine che vogliamo raggiungere. Per questo le cose buone e quelle cattive spesse volte non sono tanto contrapposte quanto analoghe, ma è nelle dissomiglianze che si trovano le differenze sostanziali. Ora, alla ricorrenza dei Santi viene opposta non una giornata di lavoro, bensí una «ricorrenza» demoniaca (anzi, sarebbe meglio dire che alla «ricorrenza» demoniaca la Santa Madre Chiesa oppose la ricorrenza d’Ognissanti, spostandone la data). Se il male non si proponesse come soluzione «simile» alla santità, ma di piú rapido ottenimento, l’uomo non si lascerebbe ingannare dallo stesso. Tant’è che la stessa logica è stata anche «seguita» dalla Chiesa per sostituirsi al male che imperava: ad esempio Bonifacio IV sostituí gli «dei» pagani del Pantheon coi martiri cristiani.

2. Ricerca della strategia piú semplice. Strettamente collegata colla rapidità è la facilità d’ottenere il fine preposto; piú facile è, piú veloce è. Significativo è il fatto che mentre il Bene si propone come «vetta da raggiungere con fatica» il male si offre come «bene» d’istantaneo accesso. A rigor di logica «ciò che piú costa di miglior qualità è», ma similmente a come non ci garba spender denaro, a come siamo attaccati al nostro «conto», cosí ripugnamo di spenderci, impegnarci, affannarci per ottenere il Bene. Sostituiremo le maglie di scarsa qualità finché il nostro conto ce lo permetterà, ma anche l’ultima finirà… mentre avremmo potuto spenderlo tutto per ottenere una maglia «indistruttibile». Potremo sostituire il soddisfacimento temporaneo offerto dal male sempre con un altro… finché non terminerà il tempo in cui potremo ancora agire e procurarcene un altro; mentre avremmo potuto spendere questo tempo per guadagnare iquello eterno, la beatitudine. Quando anche l’ultimo soddisfacimento temporaneo offerto dal male terminerà, saremo condannati a quell’assenza di Bene eterna, logorante, asfissiante, soffocante.

Onde meglio indirizzarci, dunque, la Madre Chiesa (similmente a quanto Cristo stesso fece, rivelandoSi, per mostrare al mondo ch’Egli solo è la Via, la Verità e la Vita; Egli solo è la strada che dobbiamo percorrere, la «strategia» da adottare; Egli solo è il vero soddisfacimento, l’Obiettivo; Egli solo è eterno, inesauribile; Egli è Colui per cui noi siamo fatti) pone questa ricorrenza l’1 Novembre, in netta contrapposizione colle assurde celebrazioni del male nate in ambiente pagano e tutt’ora sopravvisute, sotto le mentite spoglie della «carnevalata».
La solennità di oggi evidenzia come il sacrificio, la vita spesa interamente pel solo, sommo, Fine (tant’è che, inizialmente, ad annoverarsi tra i santi erano esclusivamente i martiri) sono l’unica via per soddisfare la nostra natura, la quale è stata fatta col solo scopo d’essere presente tra le fila di coloro ch’adoreranno il Signore, che conquisteranno l’Immenso.
La scelta giusta non è la piú economica\semplice\rapida. Né se l’uomo guadagnasse tutt’i beni della terra né se egli non s’attivasse affatto gioverebbegli, bensí a tutti coloro che lavoreranno la sua vigna Egli darà ricompensa.

Disponiamoci, dunque, coll’aiuto della grazia. Seguiamo gli esempi dei Santi: veneriamoli, invochiamo il loro sostegno. Se realmente vogliamo estinguere la nostra famelica necessità, placare la nostra voracità, soddisfare la nostra ansia: imitiamo i Santi! Imitiamo Maria! Imitiamo Cristo!

Scegliamo Ognissanti, non «alluin»!

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VOLANTINO DIFFUSO IN OCCASIONE DELLA «RICORRENZA» SATANICA

venerdì 28 settembre 2012

Se questa è una donna…

Da un po’ di decenni a questa parte la figura della donna sta mutando (o forse meglio dire si sta pervertendo) sia nel reale che nell’immaginario.
La donna ha raggiunto progressivamente sempre piú «libertà» e s’è sempre piú parificata all’uomo. Questo, detto da un liberale o ad un liberale, suonerebbe come dolce melodia. Detto da noi, no. Vi spieghiamo brevemente il perché… san Bernardino disse:
e dico che la donna è piú pulita e preziosa nella carne sua, che non è l’uomo; […] l’uomo non fu egli criato da Dio di fango? Sí. […] E la donna fu fatta di carne ed ossa, sicché ella fu fatta di piú preziosa cosa che tu.
È in questi termini che consideriamo l’emancipazione femminile una vergogna ed un inganno per coloro le quali non si rendono conto di cosa vanno cercando. La donna ha apertamente rifiutato la propria sublime dignità asserendo erroneamente che l’uomo fosse meglio considerato e trattato. In realtà, l’errore nell’uomo era (ed è tutt’ora…) piú tollerato a causa della sua inferiore qualità. Nell’immaginario umano ciò ch’è tollerato nell’uomo non lo è nella donna, non perché certe cose siano «libertà», bensí perché sono vergogne.

L’ultima trovata emancipatoria pare essere un pillola (della quale non è nota nessuna caratteristica) che permette di regolare a proprio piacimento il ciclo. A quando una che tramuta le particolarità fisiche femminili in quelle maschili?

Le donne (molte ingenuamente, molte altre no), per voler essere «apprezzate» sono finite per tramutarsi in mostri. Hanno disprezzato di sé stesse l’essere madri prima, l’essere mogli poi, l’essere donne ora.
Felici d’essere decadute dalla preziosità della quale v’aveva fatte e rivestite Iddio? Contente d’aver barattato la vostra sostanza con del lurido fango? Contente voi, contenti tutti.

sabato 1 settembre 2012

Circa la PREDAZIONE DI ORGANI

Vogliamo qui trattare, per quanto sinteticamente possibile, la cosidetta «donazione» di organi.
La gente è solita rabbrividire a sentir parlare di traffico illegale di organi, di omicidi e rapimenti… eppure viene improvvisamente investita da una grande stima e commozione, quando si parla di «donazione» di organi… e se qualcuno gli parlasse di predazione di organi?

L’esportazione di organi deve avvenire, per forza di cose, in pazienti vivi. Se gli organi fossero prelevati da un cadavere, niente se ne potrebbe fare, se non quello che si fa col resto del cadavere. Sapevate che i «cadaveri» da cui vengono estratti gli organi vengono anestetizzati, o, meglio… paralizzati? A commuovervi dovrebbero essere le testimonianze di tanti dottori ed infermieri che han dovuto vedere le reazioni di dolore dei poveri «cadaveri»… un cadavere certamente non potrebbe abbracciarti, né muovere violentemente gli arti o qualcosa del genere. Un cadavere potrebbe venire a fare una corsetta con voi e ritrovarsi poi col polso accellerato? Ecco, quando «dona» prova la stessa sensazione.
Quando succedono incidenti avete mai visto qualcuno controllare se le vittime sono in vita diversamente dal tradizionale controllarne la circolazione sanguigna?
La «morte celebrale» è una grande falsità!
Sentite cosa dice, a proposito, il prof. Peter Singer, presidente dell’Associazione Internazionale di Bioetica:
...la morte cerebrale non è altro che una comoda finzione. Fu proposta e accettata perché rendeva possibile il procacciamento di organi... [Congresso di Cuba, 1996]
Il prof. Massimo Bondí:
La morte cerebrale è ascientifica, amorale e asociale! [Audizione Commissione sanità, 1992]
I dottori  Robert D. Trough e James C. Fackler:
Non è possibile accertare la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello con i mezzi clinico-strumentali attuali. [Critical Care Medicine, n° 12, 1992, Rethinking Brain Death (Ripensamento sulla morte cerebrale)]
Alcuni obietteranno che quei pazienti sono, oramai, in condizioni irreversibili… sentite, dunque, il dottor Cicero Galli Coimbra:
...i protocolli diagnostici per dichiarare la morte cerebrale (test dell’apnea) inducono un danno irreversibile su pazienti che potrebbero essere salvati. [Convegno internazionale Roma 19/2/2009]
E, anche se fosse, questi pazienti sono ancora vivi. Che la loro vit valga meno di quella d’un paziente cosciente? Andatelo a dire ai vostri parenti malati che, siccome sono stati sfortunati, in confronto a voi sani sono «inferiori». Quanti danni ha fatto quel cogito ergo sum! Andatelo a dire a coloro i quali (e non sono certo pochi!) sono «tornati in vita» dopo essere celebralmente «morti», mentre li vedrete mangiare in compagnia dei propri cari o scorrazzare in prati verdi insieme ai propri figli e nipoti, che in quel periodo loro valevano meno di voi o che non erano!

La predazione di organi è un OMICIDIO!  

La «morte» celebrale è una falsita pella biologia, perché: 
  • Tutti gli organi dei pazienti «morti» sono perfettamente funzionanti; 
  • Non si può accertare la cessazione di tutte le funzioni encefaliche, poiché quelle conosciute e monitorabili sono solo il 10% delle totali;
  • Anche tra le funzioni encefaliche conosciute alcune sono ancora presenti, quando i pazienti vengono dichiarati «morti».
Anche pella legge la «morte» celebrale è una falsità, poiché essa dice per cadavere si intende il corpo umano rimasto privo delle funzioni cardiorespiratoria e cerebrale e, come poco fa abbiamo visto, la «morte» celebrale non tiene proprio conto delle prime ed è ingannevole rispetto alle seconde.

Per predare gli organi si commete il reato di OMISSIONE DI SOCCORSO!

Sapete che la «morte» celebrale viene dichiarata quando voi potreste ancora riprendervi, ossia entro 24\48 ore da quando venite ricoverati in rianimazione e, durante questo stesso periodo, i medici non fanno assolutamente niente per salvarvi? Per farlo, dovrebbero fare degl’interventi d’urgenza che prima venivano operati anche nei piccoli ospedali, poiché vi erano sempre chirurghi capaci di farlo. Oggi, invece, onde far passare piú tempo (e, per tanto, rendere meno probabile il recupero), questi interventi vengono fatti solo nei grandi ospedali. 
Sono interventi che andrebbero praticati entro le prime due ore dall’incidente (poiché la quasi totalità degli espianti viene praticata su pazienti accidentati che hanno un versamento ematico nel cranio) e servono per decomprimere il cervello, quali la entricolostomia, i drenaggi extra e subdurali e la craniotomia per ematoma extradurale. Con questi interventi ed alcuni farmaci potrebbero salvarvi… ma non lo fanno. Perché? Perché i vostri cari organi valgono piú di voi. 
Per verificare la vostra «morte» celebrale i cari dottori vi eseguono un esame (come già detto sopra, il test dell’apnea) che certamente, se non v’avevano già lasciati diventare irrecuperabili, completa l’opera. Volete sapere perché l’apnea vi distrugge? Anche se voi foste ancora capaci di respirare da voi, i cari dottori v’intuberanno (cosa che dovrebbero fare solo se necessario), cosicchè i vostri polmoni, vedendosi inutili, s’atrofizzeranno. Poi, i cari dottori, molto «intelligentemente», vedranno come rispondete se vi tolgono la ventilazione… facendo finta di non sapere d’avervi distrutto i polmoni… e l’ossigeno a disposizione del vostro corpo diminuirà progressivamente, danneggiandolo irreversibilmente.
Dopo avervi fatto questo bel servizio, i dottori dichiarano che «non c’è niente da fare piú» e vi portano a far loro i regalini… uccidendovi.

Questo non siamo noi forzanovisti ad affermarlo, ma dottori e chirurghi che, sapendo queste cose, si sono ribellati. Per saperne di piú, collegatevi al sito della Lega Nazionale contro la PREDAZIONE DI ORGANI e la MORTE A CUORE BATTENTE: troverete tutte le informazioni che vi servono per convincervi, qualora noi non fossimo riusciti nell’intento, che la «donazione» è un grande crimine e, inoltre, troverete come tutelarvi. 

La vita è sacra:
NON UCCIDERE!
La tua vita non è tua, ma ti è stata donata, non hai alcun potere su di essa.
Come non hai potuto decidere pel suo inizio, cosí non sta a te decidere della sua fine:
NON LASCIARTI UCCIDERE!

giovedì 2 agosto 2012

La necessarietà della Messa

Si definisce la Chiesa società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la Fede e dottrina di Gesù Cristo, che partecipano ai suoi sacramenti e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da Lui (Catechismo di San Pio X). Altresì la Chiesa è definita corpo mistico in quanto tutti i veri cristiani che la compongono, a seconda dei propri carismi e vocazione, ne compongono le differenti membra. Il Capo di questo corpo è Cristo.

Come qualsiasi corpo, le membra che lo compongono sono dipendenti tra loro e funzionali reciprocamente. Esse, in un certo senso, convergono e tale convergenza si trova nel Santo Sacrificio. In Esso ― che si ripete in quella che, pei "cristiani" del nuovo millennio, è una pratica da bigotti o curanti dell'apparenza: la Santa Messa ― si contiene e sintetizza tutto il senso della Chiesa.
Ritornando incruentemente alla Redenzione in Croce, dunque, rinnoviamo e manteniamo il senso della nostra esistenza, alimentiamo la nostra vita. Dice San Tommaso: tanto vale la Celebrazione della Santa Messa, quanto vale la Morte di Gesù in Croce.



Come un corpo funziona secondo i dettami del suo cervello e grazie al lavoro del suo cuore, così la Chiesa vive dell'amore, grazie all'amore e secondo l'amore che Dio ha ed offre per noi.

Se un membro smettesse d'essere irrorato dal sangue pompato dal cuore, perirebbe.
Possiamo intendere, in parallelo, la Fede quale sangue del corpo mistico.
Il cuore che pompa questa Fede è ciò che ― come già detto ― Cristo ha compiuto ed ha lasciato si perpetuasse nei secoli mediande il sacrificio Eucaristico; infatti la Fede non nasce dall'assurdo, ma dai fatti e la ragione: essa nasce ed è giustificata dai fatti; nasce nella morte e resurrezione di Nostro Signore: per questo la convergenza delle membra del corpo mistico è la Santa Messa, nella quale viene risacrificato Cristo. Essa alimenta, vivifica la Fede.

Se un cristiano decidesse di non andare più ad alimentare la propria Fede, non farebbe anch'egli la fine di quel membro che non riceve più il sangue pompato dal cuore? Se, infatti, senza la Fede è impossibile esserGli graditi [Ebrei 11,6], quale vero cristiano potrebbe mai concepire di lasciar che la propria Fede, lentamente, s'estingua e diventi vuota?
La Messa (insieme agl'altri Sacramenti) mantiene sapido il sale della terra!


Quante volte si sente dire: a che mi serve andare a Messa? Posso pregare anche a casa mia, nel mio privato! Bene, la Messa non è solo preghiera. Fosse solo questo, per quale motivo esisterebbe? Per essere persuasiva e coinvolgente?
L'amore è volontà di comunicarsi al soggetto amato, di unirvisi. Che sia una madre col figlio, uno sposo colla propria sposa, un amico vero: essi tutti soffrirebbero nell'allontanarsi dal soggetto amato. D'altronde l'amore è vivo ed è vita in sé e - per questo - ha bisogno di vivere. Esso non può rimanere solamente un'idea: andrebbe inesorabilmente verso l'estinzione; necessita di consumarsi, di concretizzarsi, d’agire! Se tanto vale pegl'amori umani e terreni che, per quanto nobili, saranno sempre imperfetti, non vale molto più pell'amore verso Cristo? Egli arde d'amore nel volerci vedere tutti lì a riceverlo.



Non è un caso, d'altronde, che i nemici della Cristianità puntino ad allontanare i cristiani dalla Santa Messa. Senza la Messa non esiste Cristianità, poiché la Cristianità è la sola Religione dei fatti e la Messa è il fatto della Cristianità!


lunedì 9 luglio 2012

Appunti: omosessualità

Appunto d'introduzione. L'essere umano è una natura definita - ed, in quanto tale, risponde ad una legge altrettanto definita -. Esso non è soggetto a mutamenti sostanziali, ma solo a mutamenti accidentali - essendo un essere temporale -.
La modernità, per contro, ha scardinato la natura umana da qualsiasi Fine, ponendola in uno stato di indefinitezza. Mediante questa meschinità, si è riuscito a rendere (anzi, a forzare) leggittima ogni cosa. D'altronde, se la natura umana non dipende da niente - perciò non è definita - rispetto a cosa si dovrebbe stabilirne la sostanza? Tralasciando le fasi filosofiche in cui s'è deviata la definizione reale di essere umano, andiamo al dunque.
Tra i vari errori moderni v'è quello di ritenere l'orientamento sessuale sostanziale - e, per tanto, ogni sua variante sarebbe lecita - o libero dai vincoli della sostanza umana. Ecco che l'uomo non s'indirizza verso la donna (e viceversa) secondo la sua natura, ma secondo il suo gusto - il quale è libero, poiché la natura umana è scardinata - s'orienta verso ciò che preferisce. Il motivo di tutto ciò? Distruggere la base della società - la famiglia tradizionale - per sovvertire l'ordine.
L'omosessualità è una malattia? Il primo passo è stato far credere che l'omosessualità non sia una malattia. In realtà, essa lo è. Si risponderà a tale affermazione col fatto che l'APA la rimosse dai disturbi mentali nel 1973. Certo - dopo che gli attivisti omosessuali hanno, per anni, reso impossibile l'attività di questo organo anche mediante la violenza - per votazione, ottendendo poco più della metà dei voti in un referendum dove solo un quarto dei votanti consegnò la scheda. Successivi dibattiti, interviste (eccetera) riporteranno risultati totalmente opposti che vedranno percentuali altissime di psicoanalisti e psichiatri confermare il fatto che l'omosessualità è una malattia - o, quantomeno, un comportamento anomalo -. Sbugiardata questa falsità, si risponderà che omosessuali si nasce, come proverebbe la scoperta di Simon LeVay del 1991. Esaminando una cinquantina di cadaveri maschili, tra cui una ventina di omosessuali, questo scienziato avrebbe scoperto che l'ipotalamo dei gay sarebbe più piccolo. Salti di gioia pegli attivisti gay, peccato che non si possa definire se ciò sia conseguenza o causa dell'omosessualità e se non sia derivato da malattie (visto che i cadaveri di omosessuali analizzati dallo scienziato erano tutti morti pella medesima malattia). D'altronde bisogna anche considerare che l'orientamento sessuale non è innato.
Si sfodererà poi la carta dei famosi 10% di omosessuali negli Stati Uniti. Colui che condusse tale indagine poi ammise di aver usato come campione dei carcerati (è risaputo che ci sia una forte pratica omosessuale nelle carceri, per ovvi motivi) e dei "prostituti maschi". Tra l'altro, anche fosse realmente così alta la percentuale (che in realtà s'aggira attorno all'1-2%), essa non definirebbe alcuna normalità, poiché l'omosessualità non è una peculiarità sostanziale; altrimenti, mediante le percentuali, si potrebbe giustificare qualsiasi cosa.
Molti dei più noti ricercatori, medici e scienziati rifiutano l'ipotesi biologica. Quasi tutti ritengono l'omosessualità causata da fattori psicologici, principalmente sofferenze. Non essendo innata - ossia sostanziale - ma accidentale, essa può essere mutata. A prova di ciò ci sono le varie testimonianze degli ex-gay (persone che hanno cambiato il proprio orientamento sessuale), soggetti non esattamente amati dai "militanti" omosessuali.
Ora, demolita la convinzione che la sessualità sia un aspetto sostanziale (e, quindi, non possono tutte le sue manifestazioni essere considerate normali), bisogna definire le motivazioni pelle quali l'omosessualità (o, meglio, ogni orientamento diverso dall'eterosessualità) è sbagliata.
La natura umana in sé. Bisogna ricordare che l'esercizio della sessualità - differentemente da come si pensa - è finalizzato alla procreazione, non al piacere che ad essa è connesso. Il piacere è un mezzo mediante il quale si conseguono delle necessità e, nel campo della sessualità, è ordinato alla vita. La stessa biologia dimostra che l'instaurarsi di rapporti - sani - di coppia avviene, inconsciamente, proprio in vista di ciò. La natura umana evidenzia qual è la sana sessualità. L'amore non può esservi dove non può esservi la vita. Badate bene, non si tratta di sterilità accidentale (come può esserci, disgraziatamente, in una coppia etero), ma di sterilità sostanziale: quella che incorre in un rapporto innaturale. D'altronde non è norma - ma accidente - che una coppia etero sia sterile, mentr'è norma che lo siano tutte le altre "coppie".
Oltretutto l'unione fisica di due soggetti non può avvenire - nella giusta maniera - tra due persone diverse da uomo-donna. Infatti sappiamo bene che le perversioni - che esistono anche tra gli eterosessuali ed anche praticate da essi aberrano - sono tali perché distorcono il fine delle varie parti del corpo. Per tanto è la natura stessa, in prima istanza, a dimostrare che le coppie "alternative" non hanno senso d'essere.
L'impatto sulla persona dei rapporti "alternativi":
- la promiscuità. Fonti dell'Institute for Sex Research riferivano che solo un omosessuale maschio su dieci può essere definito poco promiscuo o quasi monogamo, 6 su 10 ha avuto rapporti con più di duecentocinquanta persone diverse e 1 su 4 (la percentuale è il 28%) oltre mille. Un omosessuale su otto ammette che oltre la metà di queste persone erano perfettamente estranee. Vien da sé che questa promiscuità è negativa su tutti i fronti, dalla psiche alla salute. Sarà utile ricordare anche che l'eterosessuale maschio ha, in media, rapporti con un numero di donne che va dal 5 al 9. Anche questo è condannato dalla Chiesa, ma in quest'analisi è interessante notare l'abissale differenza di numeri .
- precarietà. La quasi totalità dei rapporti omosessuali sono instabili. Oltre alla pressione psicologica ed ad una lotta interiore perenne, l'omosessuale subirà la ricerca d'un'accettazione che non può ottenere. La turbolenza della psiche degli omosessuali si nota quando si viene a conoscenza del fatto che, statisticamente, l'omosessuale è tre volte più suicida dell'eterosessuale ed ha una vita media di 30 anni più corta di quella di un eterosessuale. Oltre ai problemi di natura psichica ci si mettono anche quelli fisici, dovuti all'abuso abituale del proprio corpo.
La posizione della Chiesa Cattolica rispetto agli omosessuali. Le S. Scritture e la Tradizione forniscono sufficienti condanne verso l'omosessualità da poter affermare, in tutta pace, che l'omosessualità è uno dei peccati più gravi.
San Paolo scrive (Romani 1,26-31):
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.
Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento.
E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.
 
Inoltre, nella prima ai Corinzi (6,9-10):
O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
E nella prima a Timoteo (1,10):
Sappiamo anche che la legge è fatta non per il giusto ma per gl'iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gl'irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina.
Nel Levitico si legge, al 18,22:
Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole.
e al 20,13:
Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.
Santa Caterina scrisse, a riguardo:
non solo essi hanno quell’immondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la vostra fragile natura (benché la ragione, quando lo vuole il libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledetto peccato contro natura.
Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poiché non solo essa fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui tanto abominevole, che per questo solo peccato cinque città sprofondarono per mio giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma spiace anche ai demoni, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell’enorme peccato.
 San Bernardino:
non è peccato al mondo che più tenga l’anima, che quello della sodomia maledetta; il quale peccato è stato detestato sempre da tutti quelli che sono vissuti secondo Iddio. La passione per delle forme indebite è prossima alla pazzia; questo vizio sconvolge l’intelletto, spezza l’animo elevato e generoso, trascina dai grandi pensieri agli infimi, rende pusillanimi, iracondi, ostinati e induriti, servilmente blandi e incapaci di tutto; inoltre, essendo l’animo agitato da insaziabile bramosia di godere, non segue la ragione ma il furore.
San Tommaso:
L’intemperanza è sommamente riprovevole, per due ragioni. Innanzitutto perché ripugna sommamente all’umana eccellenza, trattandosi di piaceri che abbiamo in comune coi bruti. Secondariamente perché ripugna sommamente alla nobiltà ed al decoro, in quanto cioè nei piaceri riguardanti l’intemperanza viene offuscata la luce della ragione, dalla quale deriva tutta la nobiltà e la bellezza della virtù. I vizi della carne che riguardano l’intemperanza , benché siano meno gravi quanto la colpa, sono però più gravi quanto all’infamia. Infatti la gravità della colpa riguarda il traviamento dal fine, mentre l’infamia riguarda la turpitudine, che viene valutata soprattutto quanto all’indecenza del peccato.  Ma i vizi che violano la regola dell’umana natura sono ancor più riprovevoli. Essi vanno ricondotti a quel tipo di intemperanza che ne costituisce in un certo modo l’eccesso: è questo il caso di coloro che godono nel cibarsi di carne umana, o nell’accoppiamento con bestie, o in quello sodomitico.
San Giovanni Crisostomo:
Le passioni sono tutte disonorevoli, perché l’anima viene più danneggiata e degradata dai peccati di quanto il corpo lo venga dalle malattie; ma la peggiore fra tutte le passioni è la bramosia fra maschi.
I peccati contro natura sono più difficili e meno remunerativi, tanto che non si può nemmeno affermare che essi procurino piacere, perché il vero piacere è solo quello che si accorda con la natura.
Ma quando Dio ha abbandonato qualcuno, tutto è invertito! Perciò non solo le loro passioni sono sataniche, ma le loro vite sono diaboliche. Perciò io ti dico che costoro sono anche peggiori degli omicidi, e che sarebbe meglio morire che vivere disonorati in questo modo.
L’omicida separa solo l’anima all’interno del corpo.
Qualsiasi peccato tu nomini, non ne nominerai nessuno che sia uguale a questo, e se quelli che lo patiscono si accorgessero veramente di quello che sta loro accadendo, preferirebbero morire mille volte piuttosto che sottrarvi.
Non c’è nulla, assolutamente nulla di più folle o dannoso di questa perversità.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica riconosce nelgli atti omosessuale (come in tutte le altre perversioni) materia grave.
Conclusione. Quest'articolo voleva solo essere spunto pelle menti; l'intenzione era di spingerle a riconoscere nell'omosessualità un'aberrazione senza scusanti, ad attribuirle una cattiveria intrinseca. Abbiamo visto come essa non è involontaria (o, meglio, non lo è totalmente - siccome può scaturire anche da sofferenze - ma ciò non toglie che, colla volontà, si possa riparare); non è innata; non è salutare; non è positiva; non è lecita. Con tanto, personalmente invitiamo ad essere propensi ad aiutare chi cade in questo disordine o quantomeno a rendere loro note queste cose, affinché ne prendano conoscenza e agiscano - conseguenzialmente - in piena avvertenza.


giovedì 14 giugno 2012

Cristeros: omaggio breve

Ricordiamo il grande orgoglio di un popolo che ha donato all'umanità un nobile esempio d'onore e di Fede, che ha dimostrato al mondo cosa realmente significa ribellarsi all'incombere della malignità massonica e satanica: la Cristiada

Il secolo scorso vide il Messico cadere vittima di governi visceralmente massonici e dell'interesse essenzialemente malevolo delle potenze anglo-americane e della borghesia liberale.
Gli attacchi a questa terra Cattolicissima e la conseguenziale ribellione del popolo avvenivano già da decenni: ai principi del 900 il fenomeno esploderà.

L'anticlericalismo dei governi al potere culminerà nella Costituzione di Queretaro (1917) coi seguenti: 
  • Articolo 3: laicizzazione obbligata dell'istruzione.
  • Articolo 5: messa al bando degl'ordini e dei voti religiosi.
  • Articolo 24: proibizione del culto aldifuori degl'edifici ecclesiastici. 
  • Articolo 27: prioibizione - pell'istituzioni ecclesiastiche - di acquistare, detenere o amministrare beni immobili. I beni ecclesiastici vennero dichiarati proprietà dello stato. 
  • Articolo 130: perdita del diritto di voto pegl'appartenenti al clero.
Quest'articoli resteranno in vigore fino al 1992. Verranno poi emendati il 3, il 5 ed il 24, mentre il 27 ed il 130 verranno solo modificati.


 I sacerdoti divennero dei funzionali statali. Il loro numero, nei vari stati messicani, non doveva superare un tetto prefissato. Essi erano assegnati ognuno ad un numero assurdo di fedeli. Nello stato di Michoacan se ne vedrà uno ogni 33 mila fedeli; in quello del Chiapas uno ogni 60 mila; in quello di Vera Cruz uno ogni 100 mila.
Il matrimonio religioso non aveva più valore civile.
Le pubblicazioni a sfondo religioso vennero vietate.

Maggio 1921. Nella Cattedrale di Morelia venne pugnalata un'immagine della Madonna di Guadalupe, mentre sulla sua sommità vennero issate le bandiere socialiste.

Novembre 1921. Una bomba viene fatta esplodere all'interno della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, ai piedi della tilma miracolosa coll'immagine della Vergine. Essa rimane intatta.


Nel 1925 lo stato, coll'aiuto del sacerdote scismatico Josè Joaquin Pérez, crea la Chiesa Apostolica Messicana. Essa avrà vita breve e sarà ferocemente odiata dal popolo.Vi aderiranno solo sei parrocchie e tredici sacerdoti.



A ciò s'aggiunse, nel 1926, la Legge Calles, la quale stabiliva che:

  • l'indossare l'abito ecclesiastico fuori dagl'edifici ecclesiastici fosse multato con 500 pesos d'ammenda.
  • il chierico ch'avesse criticato il governo dovesse essere improgionato per 5 anni.
Vedremo in alcuni stati ulteriori sanzioni pella Chiesa Cattolica.
Il presidente Calles (da cui la denominazione notoria della suddetta Riforma del Codice Penale) - 33° grado della massoneria - in reazione ad una lettera pastorale del vescovato messicano - nella quale s'accusò il governo di voler annichilire il cattolicesimo onde favorire protestantesimo e massoneria - razziò i beni ecclesiastici, chiuse monasteri, conventi e scuole religiose ed espulse gli ecclesiastici stranieri.
I prelati vennero costretti a sposarsi.
Suonare le campane, distribuire o possedere santini ed indossare medagliette sacre era punito colla prigione o con un'ammenda.
I genitori che educavano i figli cattolicamente venivano puniti.
Seguirà una vera a propria mattanza di ecclesiastici; ne risulterà che il numero degli stessi scenderà da 4 migliaia e mezzo a 334. Degli stati messicani, 17 si ritroveranno senza sacerdoti. 

Questa Cattolicissima Nazione, nella quale si stima vi fossero, all'epoca, 15 milioni di fedeli, coraggiosamente insorse. Vi furono numerose manifestazioni pacifiche e molta penitenza pubblica.

Agl'impiegati cattolici venne imposto di scegliere tra il posto di lavoro e Cristo. 389 dei 400 maestri di Guadalajara si fecero destituire.

Verrà fondata - coll'appoggio del vescovato - la Liga Nacional de Defensa Religiosa, la quale promosse una petizione per far abolire la Costituzione e le leggi contro la Chiesa Cattolica. Nonostante fosse stata firmata da 2 milioni di messicani, non venne presa in considerazione.

Pio XI, colla lettera Paterna sane sollecitudo (del febbraio '26) e l'enciclica Iniquis Afflictisque (novembre '26) denunciò il tutto - ed anche, nel discorso natalizio del '27, il silenzio mediatico mondiale circa tale situazione -.

La popolazione avviò una protesta economica (promossa particolarmente dall'Associazione Cattolica della Gioventù Messicana): non pagò più le tasse, si limitò all'acquisto dello stretto necessario, rinunciò ai viaggi e lasciò vuoti teatri e luoghi di divertimento, ritirò i soldi dai depositi bancari. Otterrà il fallimento della Banca di Tampico e di quella inglese e le chiusure delle Camere di Commercio.

La tirannide reagì. Le pene detentive vennero sostituite colle fucilazioni.
L'esercito braccio di tale mattanza fu armato dalle potenze americane. Anche il vescovo di Baltimora (nel '26) Curley denunciò apertamente questo fatto.
S'applicò la pena capitale a chi avesse fatto battezzare i propri figli, avesse contratto matrimonio religioso o si fosse confessato.
Neanche questo intimidì la cattolicità messicana. Vi furono veri e propri tappezzamenti di grandi città con manifesti recitanti: Viva Cristo Re! . Anche l'auto del presidente, un giorno, venne trovata completamente ricoperta da adesivi riportanti: Calles, ve ne furono di peggiori di te: la Chiesa li ha vinti tutti! .
Seguirono altre fucilazioni.

28 Maggio 1926. Plutarco Elias Calles riceve la medaglia al merito massonico - in qualità di avversario del fanatismo - dal supremo Gran Commendatore del Rito Scozzese, Luis Manuel Rojas.

1 Agosto 1926. Il vescovato messicano - coll'appoggio di Pio XI - in concomitanza coll'entrata in vigore della Legge Calles, sospende il culto in tutto il Messico.
I giorni precedenti furono caratterizzati da un vero assalto ai sacramenti da parte dei fedeli.
Il 31 Luglio si celebrò la Messa, preceduta dall'adorazione Eucaristica. Alle 23.30 le campane cominciarono a suonare e la distesa di fedeli scoppiò in pianto. Il giorno dopo la Chiesa messicana sarebbe entrata in clandestinità.


Ancora violenze, violenze inaudite. I Cattolici imbracciano le armi. Scoppia la Cristiada.
Da tutta la Nazione si radunano in cima al Cubilete - centro geografico del Messico - invocando la Vergine di Guadalupe e Cristo Re. Da quella cima s'alza il grido che segnerà e attraverserà tutta la riscossa cattolica: Viva Cristo Re! .



Il governo tenterà di spargere terrore tra gli insorti. I carcerati furono chiamati a scegliere tra l'abiura e la fucilazione.

Tutti i Cristeros porteranno in tasca il proprio testamento.
In tasca ad un tredicenne si troverà un foglio, sul quale v'era scritto: Alla mia prediletta Mamma. Sono un prigioniero e loro mi uccideranno. Io sono felice. L'unica cosa che mi tormenta è il tuo pianto. Non piangere mamma. Noi ci reincontreremo. José, ucciso per Cristo Re. .

11 Gennaio 1927. Venne proclamato il manifesto de los Altos. Nasce l'Esercito Nazionale dei Liberatori. Per accedervi, la recluta prestava giuramento a Cristo Re ed alla Vergine di Guadalupe con in mano il crocifisso, baciava la bandiera di Guadalupe ed un sacerdote gli poneva al collo un Crocifisso: così nasceva un nuovo Cristero. In un anno ne nacquero 25 mila.

Una quarantina di sacerdoti fungevano da cappellani pei combattenti e cinque furono loro stessi combattenti: due divennero anche generali.
I Cristeros vivevano all'insegna del culto e della pratica religiosa. Spesso offrivano canti alla Madonna, particolarmente prima di dormire e praticavano spesso l'adorazione Eucaristica, dandosi il cambio ogni quarto d'ora. Recitavano quotidianamente il Rosario.
Si ricorda la preghiera composta dal cristero Ancleto Gonzàles Flores (morto, in seguito ad atroci torture, il primo aprile del 1927), che recita:
Gesù misericordioso! I miei peccati sono più numerosi delle gocce di sangue che versasti per me. Non merito d'appartenere all'esercito che difende i diritti della Tua Chiesa e che lotta per Te. Vorrei non aver mai peccato in modo tale che la mia vita sia un'offerta gradita ai tuoi occhi. Lavami delle mie iniquità e purificami dai miei peccati. Per la Tua santa Croce, per la mia Santissima Madre di Guadalupe, perdonami! Non ho saputo fare penitenza dei miei peccati; per questo motivo voglio ricevere la morte come una punizione meritata per essi. Non voglio combattere, né vivere né morire, se non per te e per la tua Chiesa. Madre Santa di Guadalupe, accompagna nella sua agonia questo povero peccatore. Concedimi che il mio ultimo grido sulla terra ed il mio primo cantico nel Cielo sia "Viva Cristo Re"!
Le donne erano organizzate in brigate intitolate a Santa Giovanna d'Arco.

Tra i martiri della Cristiada ricordiamo due appartenenti alla Gioventù Cattolica, Manuel Melgarejo (17 anni) e Joaquim Silva (27). Quest'ultimo, al patibolo, disse: Non siamo dei criminali, né abbiamo paura della morte. Io stesso vi darò il segnale di sparare quando gridero: 'Viva Cristo Re, viva la Vergine di Guadalupe'! . Così fu. Questo grido accompagnò nella morte tutti i martiri Cristeros.

Si ricorda anche:
  • José Sanchez del Rio (13 anni), il quale pregò la madre di concedergli di giungere al Paradiso così facilemente e presto e, al rifiuto dei Cristeros d'arruolarlo pell'età, egli rispose che se fosse stato troppo piccolo pel fucile, sarebbe stato utile in tant'altri modi: divenne prediletto di tutti i Cristeros ed andò alla spedizione del 5 Febbraio '28 a Cotija. Venne imprigionato e rinchiuso in una chiesa sconsacrata, trasformata in un pollaio. Dopo una notte di preghiere, indignato, uccise tutti i polli. Lo picchiarono e lui chiese d'essere lasciato vivo pella fucilazione, ardendo dal desiderio di diventare martire. Alle 23 del 10 Febbraio fu portato al cimitero e lui accompagnò la sua marcia col canto Cristo vince! Cristo regna! Cristo impera! che fece imbestialire i suoi boia che lo riempirono di pugnalate - incalzati dall'incitamento dello stesso José - e lo finirono con un colpo alla testa.
  • Tomàs de la Mora (16 anni), reo d'indossare lo scapolare del Carmelo. Trasportato in caserma, cercarono di strappargli i nomi dei Cristeros. Tacque. Nonostante l'impedimento costituzionale, fu condannato all'impiccagione in piazza. Egli stesso si mise il cappio al collo. Morì proclamando la Regalità di Cristo e dichiarando che in Cielo avrebbe diretto le sue preghiere ai suoi cari, alla Chiesa, al Papa ed ai suoi aguzzini, speranzoso rispetto alla loro conversione. Nella stessa città, Colima, vennero impiccate 5 donne. Il viale ove avvenne la mattanza è, per tutti, l'Avenida de los Martires.
  • Eleonora Garduno, condannata alla fucilazione dopo essersi rifiutata di collaborare col generale Ortiz - famoso pel tatuaggio del demonio sul petto, che dichiarava essere il suo dio -.
  • L'avvocato Gonzales, la cui moglie portò il suo corpo ai suoi figli per far vedere loro il loro padre martire della Fede, chiedendo agli stessi di promettergli di continuare sul suo sentiero.
  • Don Pablo Garcia, a cui furono cavati gli occhi ed amputati il naso e le orecchie.
  • Don Sébas Reyes Salazar, fucilato dopo tre giorni di torture.
  • Padre Elias Nieves, che, al termine della sua preghiera, al patibolo, invitò il plotone - che obbedì, reverenzialmente - ad inginocchiarsi per ricevere la benedizione. La cosa scatenò l'odio del comandante, che gli sparò nel petto nel mentre tracciava il Segno della Croce.
  • Padre Miguel Augustin Pro, la cui esecuzione fu ricolmata dal senso della cattolicità. Come ultimo desiderio chiese di pregare: lo fece devotamente, in ginocchio. S'alzò baciando il Crocifisso - mediante il quale benedisse la folla invocando per essa la pietà del Signore - ed alzò le braccia, formando una Croce, dichiarando di perdonare i suoi nemici. Come tutti i Cristeros, morì col fiero sguardo verso il Cielo, all'urlo di Viva Cristo Re! .
I tanti Martiri videro ripagato il loro sangue - oltre che colla Gloria nel Cielo - anche da vittorie materiali. 
Tre generali, 324 ufficiali, 2892 soldati: questo il bilancio delle perdite dell'esercito federale tra Gennaio e Maggio '28.
Tra la fine del '28 e gl'inizi del '29, si prospettava la vittoria dei Cristeros, tant'è che i vertici governativi cominciavano a pensare ad un accordo coi rappresentanti della cattolicità.
Segretamente, si raggiunse un accordo tra il governo messicano ed i vertici dello Stato Vaticano.
Allora si contavano 30 mila morti Cristeros, 40 mila caduti nell'esercito federale e 140 mila caduti tra i civili.
In virtù dell'accordo, vennero formalmente sospese le disposizioni antiecclesiastiche - eccezion fatta pella registrazione dei sacerdoti e l'interdizione, pegli stessi, da ogni attività politica -.

29 Giugno '29. Riprende il culto nelle Chiese del Messico. Con tanto, l'autorità tirannica ingannò la Chiesa ed i Cristeros, nonostante se ne fossero resi conto, accettarono tacitamente la resa. I Cristeros divennero vittime della vendetta del Calles. 1500 morti, tra cui 500 alti gradi dell'Esercito Nazionale dei Liberatori.
Dolores Ortega, sopravvissuta alla Cristiada, dichiarerà ad un settimanale italiano (nel '93) che i Cristeros fecero più morti conseguenzialmente agl'accordi che durante la guerra.

Pio XI colle encicliche Acerba Anima (settembre '32) e Nos es muy conocida (marzo '37) denunciò la violazione dei patti da parte del governo federale ed incitò ancora una volta il popolo messicano alla rivolta armata. Per contro, il governo denunciò la prima enciclica come un'invasione di Roma negl'affari interni messicani e minacciò di trasformare gl'edifici ecclesiastici della Nazione in scuole e magazzini.

Si riebbe una rivolta contenuta tra gli anni '34 e '38. Questa, chiamata Segunda Revolucìon, terminò colla resa dell'ultimo capo cristero - Federico Vazquez - nel '41.

Al termine di questo culmine di violenza della storia umana, la situazione messicana si ritrovò così come ebbe provocato la santa rivolta della Cristiada. Anni di indefinibile cruenza e violenza provocati dall'ingiustizia del principio massonico - di chiaro sapore luciferino - che oggi viene chiamato laicismo. Principio che ha pervaso e distorto secoli e secoli della storia umana e ci porta qui, oggi, a condannare un'umanità che fa dello stesso bandiera ed a riprendere la stessa Santa Chiesa la quale, minacciata da questo fumo di satana, deve svegliarsi e reagire, sul mirabile e sublime esempio dei martiri di cui abbiamo commossamente scritto.



VIVA CRISTO RE E MARIA!

SOVVERSIONE E RESTAURAZIONE



Pubblichiamo la recensione dell'ultimo lavoro di Don Curzio Nitoglia: un agile scritto, ulteriore e prezioso supporto formativo  per indirizzare al meglio il pensare e l'agire  del "miliziano" cattolico  forzanovista. 
● Esso vuol essere un manuale di base per la formazione del militante, che oggi si trova a dover combattere contro la Sovversione e per la Restaurazione. La ‘Sovversione’ è il disordine che l’uomo sperimenta in sé dopo il peccato originale,  dietro la spinta delle tre Concupiscenze (orgoglio, avarizia e lussuria); la ‘Restaurazione’ è il cercare di ritornare all’ordine turbato dalle tre Concupiscenze nell’individuo, nella famiglia e nella Società civile.

● Più precisamente la ‘Sovversione’ è il ribaltamento, il rovesciamento e lo sconvolgimento dell’ordine individuale, familiare e sociale. La ‘Restaurazione’ è il riportare l’ordine perduto e quindi in breve consiste nel ripristinare l’ordine individuale, familiare e sociale.

● Per poter restaurare l’ordine nella Società civile occorre prima averlo in sé (“nemo dat quod non habet”, nessuno dà quel che non ha), poi nella  famiglia e infine lo si può portare nello Stato, che è un insieme di famiglie unite al fine di conseguire il benessere comune temporale subordinatamente a quello spirituale. L’ordine è la sottomissione dell’anima a Dio e la padronanza dell’anima sul corpo e i suoi istinti. La ‘Sovversione’ è lo scardinamento di quest’ordine. La vita spirituale consiste nel ristabilire quest’ordine nell’animo del singolo uomo; la vita politica consiste nel riportarlo nella Società civile.

● Infatti la Politica o azione sociale è la Virtù di Prudenza (che ci fa scegliere i mezzi migliori per conseguire un fine) applicata alla Società, mentre l’Economia si occupa del focolare domestico e la Monastica del singolo individuo. Invece per Machiavelli la “politica” è un “vizio”, ossia è l’arte della furbizia e dell’inganno per ottenere il proprio fine (“il fine giustifica i mezzi”).

● L’uomo per natura è socievole; quindi lo  Stato o la Società civile per natura deve conoscere, amare e servire Dio così come lo deve l’insieme di uomini da cui è formata.

● La ‘Sovversione’ è nata col peccato di Adamo, ma, a partire dalla  Cristianità, ossia dall’epoca in cui  lo spirito del Vangelo informava le leggi della Società, essa ha conosciuto varie tappe: l’Umanesimo e il Rinascimento (1400-1500), che hanno cercato di rimpiazzare il Vangelo con la Cabala o l’esoterismo ebraico a livello delle élite intellettuali o Accademie culturali; poi è venuto il Protestantesimo (1517), che ha  immesso il soggettivismo e il relativismo nella Religione rendendola una  pura esperienza soggettiva e sentimentale, essenzialmente antigerarchica e sovvertitrice dell’ordine voluto da Gesù quando ha fondato la Sua Chiesa su una persona che è il Papa, il quale è il Re del Corpo Mistico; infine è venuta la Rivoluzione francese (1789), che ha portato il disordine nella Società, nella scienza e nell’azione Politica. Il Comunismo (1917) ha peggiorato il disordine della Rivoluzione francese - cercando di distruggere la proprietà privata, la famiglia e la religione - ed ha conosciuto il suo vertice con il 1968 sposando il freudismo, che ha portato il disordine in interiore homine eccitando al parossismo le tre Concupiscenze e rendendo l’uomo un animale selvaggio ed impulsivo. Oggi ci troviamo nell’ultima fase della  Sovversione, il Mondialismo, che a partire dall’11 settembre del 2011 cerca di impadronirsi del mondo intero e di edificare un unico Tempio e una sola Repubblica universale per rendere schiava la quasi totalità dell’umanità sotto il giogo di Israele e dell’America, i due Stati dominati dai principali agenti della Sovversione: il giudaismo e la massoneria.

● La Restaurazione comporta la Gerarchia. Non bisogna cadere nel vizio del fariseismo calvinista e  liberista, il quale scambia gerarchia per prepotenza, sfruttamento ed oppressione del debole. Gerarchia significa che vi è una differenza accidentale tra gli uomini  (chi è più buono chi meno, chi più intelligente chi meno, chi più lavoratore chi meno), la quale fa sì che il migliore sia più in alto e comandi, senza disprezzare e maltrattare chi si trova più in basso ed obbedisce.

● L’apologo di Menenio Agrippa ci fa capire con un semplice esempio cosa sia la vera gerarchia: “Una volta le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso, ruppero gli accordi con lui e cospirarono dicendo che le mani non avrebbero portato cibo alla bocca, né la bocca lo avrebbe accettato, né che i denti masticato a dovere. Ma mentre, cercavano di domare lo stomaco, s’indebolirono anche loro, e il corpo intero deperì. Di qui si vide come il compito dello stomaco non era quello di un pigro, ma che esso distribuiva il cibo a tutti gli altri organi. Fu così che le varie membra del corpo tornarono in amicizia tra loro e con lo stomaco. Così Senato e Popolo, come se fossero un unico corpo, deperiscono con la discordia, mentre con la concordia restano in buona salute” (Tito Livio, Ab Urbe condita, II, 32).     

● San Paolo a sua  volta insegna:   «Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Né l’occhio può dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; né la testa ai piedi […]. Anzi quelle membra che sembrano più umili sono le più necessarie. […]. Dio ha composto il corpo affinché non vi fosse disunione in esso, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro sta bene, tutte le altre gioiscono con lui» (1 Cor., XII, 4-20).

● Le ineguaglianze e la gerarchia tra i membri del corpo fisico e di quello civile, convergendo verso un fine comune (il benessere del tutto), formano l’unità e l’armonia dell’organismo. Così è nella Chiesa: laici, chierici, parroci (Chiesa discente), Vescovi e Papa (Chiesa docente). Così pure in Paradiso: Angeli, Arcangeli, Potestà, Troni, Dominazioni, Cherubini e Serafini.

● Senza diversità e gerarchia tutto è piatto, brutto, immobile e morto. Se le cinque dita della mano umana fossero tutte eguali, la mano sarebbe informe e anche mostruosa; i palazzoni delle periferie urbane sono tutti eguali e perciò sono deformi, brutti e alienanti, mentre le casette medievali, costruite pietra su pietra dai loro proprietari, sono piccoli gioielli e una è diversa dall’altra.

● L’unica disuguaglianza sostanziale infinita esiste tra Creatore e creature; disuguaglianza finita, ma sostanziale esiste tra specie diverse (angelo, uomo, animale, vegetale, minerale) mentre nella stessa specie (umana) vi è un’eguaglianza sostanziale (tutti gli uomini sono animali razionali, composti di anima immortale e corpo) con delle differenze accidentali, sulle quali si fonda la gerarchia umana, che non è schiavismo disumano. Ora il liberismo di derivazione calvinista pretende che tra gli uomini vi siano disuguaglianze sostanziali (il ricco è benedetto e predestinato, il povero è maledetto e dannato); mentre il comunismo inculca al povero l’odio verso il ricco come se la ricchezza in sé fosse intrinsecamente cattiva.

● È importante che il militante antisovversivo si abitui a vivere bene, rispettando la Legge divina, poiché “bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finisce per pensare male se si vive male”. Non si può restaurare la Società se abbiamo il disordine o la Sovversione in noi  (“agere sequitur esse, modus agendi sequitur modum existendi”: si agisce come si è, il modo di agire segue il modo di essere).

● I consigli pratici per restaurare se stessi, la famiglia e la Società civile sono i seguenti:
1°) riforma te stesso, poi la tua famiglia e quindi la Società; 2°) ritorna al buon senso, al realismo che conforma il pensare alla realtà e possibilmente studia la filosofia perenne di S. Tommaso che ha elevato a scienza il senso comune e la retta ragione che ogni uomo normale possiede; 3°) vinci l’ozio, che è il “padre dei vizi” e incoraggia lo sforzo fisico, intellettuale e morale; 4°) ricorri a Dio onnipotente, che solo può debellare il Leviatano mondialista che attualmente schiaccia gli uomini come schiavi. 

● Spero che questo libretto sia studiato e commentato assieme e settimanalmente dai giovani militanti per potere ritrovare l’ordine in sé e riportarlo nelle famiglie e nella Società. In questo tempo in cui la Sovversione è penetrata anche in ambiente cattolico e persino “tradizionalista” è più che mai  necessario che i giovani abbiano idee chiare sulla dottrina cattolica sia a livello spirituale (teologia ascetica e mistica) che sociale (dottrina sociale). Solo la preghiera unita all’azione e allo studio della filosofia politica, la pratica dei Sacramenti, la frequenza degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio, daranno al giovane militante le forze necessarie per combattere la buona battaglia che non è solo contro le forze di questo mondo, ma contro il Principe di esso, che è il diavolo e Satana.

d. CURZIO NITOGLIA


Il libro di don CURZIO NITOGLIA “Sovversione & Restaurazione”, edito dal Centro Studi Jeanne D’Arc di Milano (73 pagine, 9 euro), può essere richiesto a redazione@ordinefuturo.info .

mercoledì 6 giugno 2012

AIUTA I TERREMOTATI D'EMILIA CONCRETAMENTE!



Puoi mandare loro:
  • Slip (maschili e femminili, dalla taglia 0 alla 50), calze, pannolini ed assorbenti, biancheria in genere
  • Asciugamani, saponi e detergenti, shampoo, carta igienica, spazzolini e dentifricio
  • Lenzuola
  • Tavoli e sedie, giocattoli, fazzoletti, schede telefoniche
  • Cibo a lunga conservazione, che possa resistere al viaggio
Contattando Mario (cell 3314231891).
Inoltre, sabato 23 - in via Italia - faremo un gazebo per raccogliere ciò che vorrete spedire ai nostri connazionali terremotati.
Manderemo tutto quanto raccolto alla sede bolognese di Forza Nuova, che già s'è mobilitata per fornire tutto l'aiuto possibile.

lunedì 4 giugno 2012

Contributo inviatoci: - Maria nell'arte (musica): lo Stabat Mater - di J. M.

Lo Stabat Mater (dal latino Stava la madre) è una preghiera - più precisamente una sequenza
del XIII secolo, attribuita a Jacopone da Todi.
Un testo questo, che ci fa riflettere sulla figura di Maria, la Mamma più bella, quella di cui Dio si è
innamorato dall’eternità. Già, dall’eternità: è da allora che Dio guarda a Maria; è dall’eternità che Egli
aspettava la pienezza dei tempi, dice la Bibbia.

Mentre la prima parte della preghiera - che inizia con le parole Stabat Mater dolorosa - è una
meditazione sulle sofferenze della Madonna durante la crocifissione e la dolorosa Passione di Suo
Figlio Gesù, la seconda - che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris - è una invocazione in cui si
chiede a Maria di poter essere partecipi del dolore e della sofferenza che sta provando, avendo nel
cuore, nelle vene e nelle membra l’immagine della Croce e del sangue versato.
Un’unità - scrive Padre Stefano Maria Manelli, FI – così perfetta tra il Redentore e la Corredentrice che il colpo perforante al corpo esangue del figlio sulla Croce, fu sentito al vivo dalla Madre, perché il Corpo trafitto era carne della sua carne.
La Madonna diede la sua carne al Figlio Gesù da immolare per la nostra Redenzione, sentendosi anch’Ella unita a Lui nel sacrificio cruento per la nostra salvezza. Davvero Maria Santissima, guardando il corpo crocifisso di Suo Figlio sulla Croce, non poteva non sentire al vivo che quella era la sua carne, la carne immacolata che aveva dato a Lui all’atto della concezione nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo. Cerchiamo, allora, di immedesimarci nella scena; immaginiamo di abbracciare la croce, di stringerci ad essa, di asciugare le ferite delle gambe e dei piedi del Maestro ed immaginiamo la sofferenza di una
Madre insieme a Giovanni, l’apostolo piccolo.



Siamo (eravamo) in Quaresima e spesso ritroviamo questa splendida sequenza nel rito della Via Crucis.
Fu posto in musica da oltre 400 compositori, tra cui Antonio Vivaldi - nato a Venezia, il 4 marzo del
1678 -. Grande rappresentante del Settecento veneziano, uno dei violinisti più virtuosi del suo tempo e
uno dei più grandi compositori di musica barocca, considerato il più importante, il più influente e il più
originale.
Detto il prete rosso per il colore dei suoi capelli - Vivaldi, infatti, era sacerdote, ma dispensato
dall'obbligo di dire Messa per la grave forma di asma di cui soffriva, che agli inizi del ministero lo
aveva costretto spesso a interrompere le celebrazioni - di lui conosciamo poco la musica sacra che
racchiude tesori preziosi. Ci sono prevenute circa cinquanta opere di questo genere: parti della Santa
Messa tridentina e loro introduzione su testo libero, Kyrie, Gloria, Credo, salmi, inni, antifone, mottetti;
si attengono alla produzione concertata anche i suoi lavori a cappella, come il Lauda Jerusalem a 4 voci
e il Credidi a 5 voci, il Gloria RV 589, il Magnificat RV 610-611 e infine lo Stabat Mater RV 621 in Fa
minore. Quest’ultimo inno, composto nel 1712 per essere eseguito come parte della Festa dei Sette
Dolori di Maria Vergine
a Brescia, è una delle composizioni sacre più note di Vivaldi e fu
commissionata dalla Chiesa di Santa Maria della Pace.
La semplicità dello stile, la ricchezza della melodia, la presenza di caratteristiche inusuali - come la
predominanza dei movimenti lenti e delle chiavi minori - garantirono l'affermazione perenne dello
Stabat Mate”. Il ripetersi delle parole e delle continue modulazioni rendono quasi visibile il senso
profondo del dolore, ma - soprattutto - invitano alla meditazione e alla preghiera. Un'altra particolarità
che contraddistingue la musica sacra del prete rosso è l’assegnazione della parte melodica ad
un'unica voce di sottofondo.
Insomma, pur presentandosi come un inno arrangiato - in quanto solo metà del testo è stato messo in
musica - il lavoro rivela una profondità musicale ed emotiva e, per questo, viene considerato uno dei
suoi primi lavori sacri più importanti.
Carlo Goldoni - drammaturgo, scrittore e librettista italiano - nel suo primo incontro con Vivaldi
racconta: Lo trovai circondato di musica, di spartiti e con il breviario in mano.
Capita, molte volte, che il significato religioso dello Stabat Mater venga trascurato e il testo venga
usato come puro suono e ritmo, ma, in verità, ogni volta che dovessimo imbatterci in questo testo, mai
dovremmo trascurare quella che è l’effigie dell’Immacolata che viene fuori come fosse scolpita nel
legno della Croce.

Maria è il respiro dell’anima, è l’ultimo soffio dell’uomo. Ella discende in noi come acqua per le
membra e per l’anima, e da carne inerte che siamo noi, risorgiamo a nuova vita, a vita pura, a viva
potenza
; versi questi di Alda Merini, che alla Madonna dedicò molte pagine della sua ricca produzione
poetica.

giovedì 31 maggio 2012

Appunti: la Carità come virtù qualificante all'esercizio dell'autorità

Secondo il moto naturale delle cose, non vi è elezione di una persona a guida, bensì riconoscimento di un soggetto competente.
Per competenza si intende - dizionario etimologico della lingua italiana di Cortellazzo e Zolli (1994): competente significa essere conveniente, congruo e appropriato - la disposizione del soggetto ad essere investito dell'autorità, della carica, della responsabilità meritata. Dato ciò, ne deriva che non tutti i soggetti sono potenziali capi e\o responsabili.
Usuale è definire la competenza forza. Secondo definizione, la forza è potenza insita nell'organismo mediante la quale l'uomo compie i propri atti. Differentemente dalla forza animale - la quale rimane sul piano materiale (siccome a loro non appartiene la sfera spirituale) - la forza umana è sia materiale che spirituale.
Dato che l'uomo ha dimensioni materiali e spirituali - tra loro inscindibili - tutto ciò che è umano porta con sé questa caratteristica. Tanto vale specialmente pella società e pella sua amministrazione.
Ne consegue che un uomo competente al governo della società deve possedere una forza materiale e spirituale.
- Per forza materiale intendiamo la capacità di occuparsi delle questioni temporali.
- Per forza spirituale intendiamo l'integrità spirituale, il possesso di valori non corrotti, la bontà.
Oltre ad essere inscindibili, le sfere - materiale e spirituale - hanno un rapporto di subordinazione.
Il piano materiale è caratterizzato dalla finitezza, infatti ogni bene materiale è destinato ad esaurirsi. La soddisfazione delle necessità materiali, a motivo di questa finitezza, non può essere assoluta.
Il piano spirituale si differenzia da quello materiale pella sua consistenza e pella sua proiezione eterna. Esso non è soggetto a mutevolezza (infatti l'oggettività appartiene al piano spirituale) ed è attualmente proiettato verso la durevolezza, la quale si compirà col giudizio.
Ne consegue che un bene finito è necessariamente subordinato ad un bene infinito.

Governare è un atto che dipende dall'intelletto. L'intelletto collega ambo le sfere delle quali stiamo trattando; esso ha competenza d'amministrazione e di decisione sulle cose materiali ed i principi secondo i quali opera queste scelte derivano e provengono dal piano spirituale e sono proiettate verso lo stesso. Le autorità umane non sono chiamate a governare il piano spirituale, ma a comportarsi secondo come lo ha ordinato Dio per predisporre i propri sottoposti al raggiungimento del fine ultimo.
La virtù spirituale secondo la quale si definisce oggettivamente quanto è giusto e quanto non lo è è la carità (dal latino caritas, amore disinteressato nei confronti degl'altri). Non a caso, il comandamento lasciatoci dal Verbo - definito dalLo Stesso come principale, subito dopo l'amore dovuto a Dio - è stato ama il prossimo tuo come te stesso. Rispettando questo metro di giudizio si ha l'attuazione della giustizia - o almeno il proposito di operarla -, in quanto l'uomo ha disposizione di far bene per sé stesso e non può prescindere da tale disposizione - tranne nel caso incomba una condizione patologica -.
Ne consegue che più il soggetto è caritatevole più esso è da considerarsi competente al governo.

Abbiamo aperto l'articolo distinguendo l'eleggere (scegliere di propria volontà fra più cose quella che si giudica migliore) dal riconoscere (dichiarare di accettare la legittimità di qualcuno\cosa). Ciò è stato fatto perché non è da operarsi una scelta del migliore bensì è da individuare un soggetto consono ad un ordine stabilito.
Il potere non può procedere dal basso, in quanto non può procedere dall'inferiore il criterio del superiore. Tant'è che, secondo l'ordine naturale, non è il sottoposto che vigila sul sovrapposto, ma viceversa ed ancora è il sovrapposto che responsabilizza il sottoposto.

Dalle osservazioni operate possiamo attuare il rifiuto del laicismo e della democrazia:
- Rifiuto del laicismo in quanto esso propone di scindere la sfera spirituale da quella materiale. Ciò non è umanamente proponibile, degrada il governo umano a governo animale. Inoltre, siccome la direzione materiale deve conformarsi alle direttive spirituali, si scinderebbe l'azione dal senso. Il piano materiale deve essere ordinato nella maniera meglio disponente al successo spirituale; se esso viene ordinato in maniera da ostacolare il raggiungimento del fine ultimo, è da considerarsi cattivo. Il fine della società è di operare pel bene di coloro i quali la compongono; il fine prossimo - il quale va a realizzarsi nella società umana - è il benestare d'ordine naturale, ma quello ultimo è la Beatitudine ed esso non può essere ignorato dalla società. Ciò avrebbe inevitabilmente conseguenze distruttive.
- Rifiuto della democrazia in quanto essa suppone che sia l'essere umano a decidere, da sé, quant'è giusto. Sappiamo, piuttosto, d'essere ordinati secondo il diritto naturale - ch'è insito nella nostra natura stessa - e secondo la Legge. La natura umana è caduca e solita all'errore, perciò è più consono che a stabilire l'autorità sia chi investito di tale compito dall'Alto. Esiste, infatti, chi ha ricevuto il compito di confermare i propri fratelli [Luca 22,32]. Ogni autorità è da Dio.

Il piano spirituale è caratterizzato da oggettività. Esso non è sensazionalista - come la concezione modernista asserisce - e soggettivo, bensì è giustificatamente oggettivo, razionale e verificabile. Infatti esso non è soggetto al gusto ed al piacere del singolo, ma trova la sua oggettività nel principio di non contraddizione - dal quale consegue che due verità derivanti dalla Verità non possono entrare in contraddizione tra loro, motivo pel quale il senso del giusto secondo cui l'intelletto ha da operare nella gestione del piano materiale esiste -. Se, infatti, la Verità non fosse razionalmente verificabile e giustificabile (cosa contemplata solo nel cattolicesimo), non sarebbe legittimo governo alcuno - in quanto non è possibile stabilire un criterio di giudizio, se viene a mancare l'oggettività -, per cui decadrebbe il senso.
La Verità si è rivelata a noi e la sua rivelazione è perpetuata nei secoli mediante la sua Santa Chiesa, per tanto riteniamo che l'autorità della Sposa di Cristo non possa essere ignorata, anzi: l'autorità temporale deve passare per Essa.


domenica 20 maggio 2012

UNA MONETA LOCALE PER “RIDARE OSSIGENO” AL TERRITORIO




La crisi economica attuale attanaglia famiglie, disoccupati, produttori e commercianti.
 I provvedimenti fiscali del governo nazionale  “strozzano” ogni possibilità di ripresa e sottraggono ulteriori risorse per creare investimenti e distribuire il reddito:
Così si uccide l’economia di un territorio!
In questo modo si trascina la gente al suicidio!
Occorre far qualcosa per evitare il tracollo
Ecco perché il nucleo battipagliese di Forza Nuova  intende sottoporre all’attenzione dei Cittadini e  dell’Amministrazione Comunale, una proposta semplice e utile già collaudata con successo in altre realtà italiane (Trento, Teramo, Crotone…): una  Moneta Locale.
Di cosa si tratta?
     CONSIDERANDO CHE 

- in uno stesso complesso sociale o economico possono coesistere diverse circolazioni monetarie;
- la moneta non ha un valore intrinseco ma assume valore solamente in relazione alla convenzione per cui essa è accettata da tutti come valida;
- la moneta assume valore solo in relazione al suo effettivo potere d'acquisto

PROPONIAMO


Al Sindaco e all’Amministrazione comunale di Battipaglia di far stampare e circolare - senza alcuna violazione di legge –una propria moneta locale, il “tusciano”, elargita ai cittadini anche sotto forma di buono, che serva per l’acquisto di prodotti locali o come contributo per l’acquisto di prodotti non locali.
Un benefit da destinare in special modo alle famiglie disagiate che non arrivano a fine mese, e allo stesso tempo, un ausilio per i commercianti, i quali ,trattandosi di un abbuono, non accresceranno la propria base imponibile e potranno utilizzare il “tusciano”per i loro acquisti successivi determinando così un “circolo virtuoso” o una catena di valore infinita legato al numero dei passaggi della moneta locale stessa.
La nuova moneta non si potrà convertire direttamente in Euro, pur conservandone un rapporto di parità, ma sarà spendibile sulla base di una percentuale disciplinata tramite accordo del Comune con i rappresentanti stessi del commercio battipagliese.
Il “tusciano” non sarà certamente la panacea di tutti i mali, ma può configurare un buon viatico per creare presupposti di rinascita economica locale. Un ulteriore incentivo potrebbe essere anche quello di legarlo come “valore premio” per i cittadini più virtuosi in materia di raccolta differenziata. 

Di qui la richiesta da parte di Forza Nuova Battipaglia al sindaco Santomauro e agli amministratori di valutare e di studiare attentamente questa nostra proposta che ha già avuto riscontri interessanti laddove essa è stata tradotta in realtà.


IL BENE COMUNE, PRIMA DI TUTTO!




sabato 19 maggio 2012

Contributo inviatoci: - Maria nell'arte: la mariologia di Petrarca - di J. M.


Vergine bella, che di sol vestita,

coronata di stelle, al sommo Sole
piacesti sì, che 'n te Sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole:
ma non so 'ncominciar senza tu' aita,
et di Colui ch'amando in te si pose.
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede:
Vergine, s'a mercede
miseria extrema de l'humane cose
già mai ti volse, al mio prego t'inchina,
soccorri a la mia guerra,
bench'i' sia terra, et tu del ciel regina.
[…]
Vergine, quante lagrime ò già sparte,
quante lusinghe et quanti preghi indarno,
pur per mia pena et per mio grave danno!
Mortal bellezza, atti et parole m'ànno
tutta ingombrata l'alma.
[…]
Vergine d'alti sensi,
tu vedi il tutto…
Il dí s'appressa, et non pòte esser lunge,
sí corre il tempo et vola,
Vergine unica et sola,
e 'l cor or coscïentia or morte punge.
Raccomandami al tuo figliuol, verace
homo et verace Dio,
ch'accolga 'l mïo spirto ultimo in pace.



Francesco Petrarca, scrittore e poeta italiano, nasce ad Arezzo, il 20 luglio 1304 e muore ad Arquà, il 19
luglio 1374.
L'opera - per cui è universalmente noto - è il Canzoniere, o meno comunemente conosciuto col titolo originale
in lingua latina Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta (Frammenti di
componimenti in volgare di Francesco Petrarca, poeta laureato).
Si tratta di un'autobiografia spirituale, caratterizzata da 366 componimenti divisi in 317 sonetti, 29 canzoni,
9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali.
Frequenti sono i riferimenti alla Sacra Scrittura (sonetto LXXXI Io son sì stanco), al Vangelo (O voi che
travagliate, ecco 'l camino) e ai Salmi ( salmo LIV,7 "Qual grazia, qual amore o qual destino/ mi darà penne
in guisa di colomba/ ch'io mi riposi e levimi da terra?"), ma, un aspetto da non sottovalutare è l’amore che
egli nutre per la Vergine Maria, tanto da dedicarle la lode finale dell’opera, implorando perdono ed
esprimendo un intenso desiderio di superare ogni conflitto e di trovare finalmente la pace.
A differenza di Dante, Petrarca resta legato alla sfera umana, esaminando, dinanzi alla Vergine, la sua
coscienza e sentendo il bisogno del suo soccorso. Mentre, nel poeta fiorentino, Maria Santissima è l’ideale
della contemplazione, modello delle virtù, che affascina e conquista l’anima, la Vergine cui si rivolge il
poeta aretino, è il rifugio dei peccatori - Consolatrix afflictorum, Auxilium christianorum - e, difatti, il
dissidio tra peccato e grazia, che vive Francesco, viene risolto proprio dalla preghiera a Colei che è
refrigerio al cieco ardor ch’avvampa qui fra i mortali sciocchi.
La mariologia del Petrarca si caratterizza di una serie di appellativi che mettono in risalto lo splendore e la
missione altissima della Madre di Dio, ma soprattutto, ci presenta una bellezza memore dell’Apocalisse
(Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle...).
La sua, è una lode dettata dalla fiducia e dalla speranza, mostrando un'autentica devozione e un sincero
affetto.
Invoco lei che ben sempre rispose, chi la chiamò con fede - Vergine, s'a mercede miseria estrema de
l'umane cose già mai ti volse, al mio prego t'inchina; soccorri a la mia guerra, ben ch'i' sia terra e tu del ciel
regina, versi, questi, che sembrano ricordarci la splendida preghiera-lirica di San Bernardo di Chiaravalle
Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca
Maria...; insomma, il poeta è convinto della potente intercessione della Regina del Cielo e le chiede aiuto e
sostegno (saldo scudo delle afflitte genti), con un’accorata preghiera.
L’estasi “amorosa” del Petrarca è suscitata, anzitutto, dalla Bellezza celestiale e inimitabile della Madonna
(Vergine sola al mondo senza exempio, che 'l ciel di tue bellezze innamorasti) quasi a confermare che è
dall’eternità che Dio La guarda; è dall’eternità che Egli aspettava la pienezza dei tempi; è dall’eternità che
Dio pensava a Maria, formandola più bella che mai, riempiendola di grazie, di ogni bellezza, e rendendola
Immacolata. Scrive bene Benedetto XVI: L’autentica Bellezza schiude il cuore umano alla nostalgia, al
desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé. Se accettiamo che la
Bellezza ci tocchi intimamente, ci ferisca, ci apra gli occhi, allora riscopriamo la gioia della visione, della
capacità di cogliere il senso profondo del nostro esistere... . Si capisce allora perché – come scrive
Dostoevskij – l’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la Bellezza
non potrebbe più vivere.



Tutta la Canzone alla Vergine, si incentra sulla sospirata cessazione della sua lotta interiore, cercando
soccorso contro il Tentatore (Vergine, ma ti prego Che 'l tuo nemico del mio mal non rida", ma soprattutto
cercando di “toccare” il Cuore di quella Mamma che tanto soffrì presso la Croce, provando un vero e proprio
martirio interiore.
Quante lacrime ha versato l’autore e quanto spesso si è sentito incapace di sostenere le sue ansie, le sue
preoccupazioni, i suoi timori e le sue lotte; solo la Madonna, dunque, Mediatrice di tutte le Grazie, può
intercedere presso Dio, concedendogli la guarigione.
Vergine tu vedi il tutto… Medusa e l'error mio m'àn fatto un sasso d'umor vano stillante. La Vergine sa e
conosce l’animo di Francesco, il quale si è lasciato pietrificare da Medusa (Laura) che lo ha legato a sé con
un amore che non ha una funzione beatificante, come nello Stil Novo, ma più che altro di peccato.
Raccomandami al tuo Figliuol, verace omo e verace Dio, ch'accolga 'l mio spirto ultimo in pace, è questo
l’ultimo verso della lode che ci ricorda la stessa di Sant’Ignazio di Loyola, che accompagna le nostre
comunioni In hora mortis meae voca me, et jube me venire ad Te, quando, o Signore, arriverà l’ora della
mia morte, chiamami, e ordina che io sia portato dinanzi a Te e al tuo Cuore che è fornax ardens caritatis.
Francesco guarda a Maria senza timore, innamorandosi sempre più di quella Bellezza che sola salverà il
mondo, di quella Bellezza, che, a detta di Hans Urs von Balthasar, è l'ultima parola che l'intelletto pensante
può osare di pronunciare, non facendo altro che incoronare, quale aureola di splendore inafferrabile, il
duplice astro del vero e del bene ed il loro indissolubile rapporto.

- Tratto da Missio Immaculatae International -